martedì 21 settembre 2010

La crociata di Lady GaGa contro il "Don't ask, don't tell"


E' iniziato tutto la sera del 12 Settembre ai Video Music Awards del 2010, quando Stefani Joanne Angelina Germanotta, in arte Lady GaGa, oltre a fare razzia di premi (7 per Bad Romance e uno per Telephone), ha indossato uno shockante vestito di carne. Offensivo? Inopportuno? Poraccio?


Il giudizio sul vestito (GENIALE) direi che è assolutamente subordinato alla causa per la quale è stato creato, ovvero l'annullamento dell'assurdo don't ask, don't tell, regola per la quale i soldati gay e lesbiche americane non possono fare coming out, pena l'espulsione. Così ne parla GaGa da Ellen DeGeneres:
"Se non difendiamo ciò in cui crediamo e non lottiamo subito per i nostri diritti, avremo presto tanti diritti quanta ne ha la carne sulle nostre ossa. E io non sono un pezzo di carne".


Potrebbe sembrare una spiegazione data tanto per evitare di offendere qualcuno con quel discutibile vestito, ma come al solito Stefani non scherzava: poco dopo è uscito su youtube questo video in cui Stefani fa appello ai politici americani per eliminare il DADT; ricevendo perfino una risposta dal presidente democratico al Senato Harry Reid, il quale ha appoggiato la campagna della cantante (Fonte: Corriere della Sera).


Non è tutto: ieri GaGa ha tenuto un discorso di quasi 20 minuti davanti a 2000 persone in una manifestazione GLBT, col preciso scopo di protestare contro il don't ask, don't tell. Con una rinnovata sobrietà, e al grido di if you don't like it, go home, un'appassionata Stefani ha dato prova di essere ben altro che il più grande fenomeno pop degli ultimi dieci anni: lei (so che è difficile da credere) è prima di tutto una persona, non solo una popstar, non solo un pezzo di carne.


Congratulazioni, speriamo che questa campagna porti i suoi frutti.


edit: ho aggiunto l'abilitazione a postare commenti anonimi, per cui chi prima non riusciva a commentare, ora potrà farlo!

3 commenti:

  1. La regola del "don't ask, don't tell" non ha senso alcuno. Perciò approvo senza dubbio un tentativo di evidenziarne l'assurdità. Tuttavia, ritengo allo stesso tempo che avrebbe potuto usare un modo meno invadente ed offensivo. Il fine è sicuramente onorevole; quello che critico è il mezzo.
    Il mio dubbio è: se il fine di una protesta è giusto, questo rende automaticamente giusto il mezzo? Ma la cosa potrebbe essere espressa in altre parole: il fine giustifica i mezzi?

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  2. Non vorrei impaludarmi in una machiavellica disquisizione, ma in questo caso sì: non mi offende affatto un vestito di bistecche come quelle che mangio a casa mia o al ristorante!
    Poi boh, io non mi scandalizzo a vedere addosso a qualcuno una pelliccia, quindi non vedo perché dovrei scandalizzarmi per qualche bistecca, sono comunque animali morti! [ecco, questo sarebbe stato un significato più sensato per il vestito, ovvero una protesta (discutibile) contro le pellicce]

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  3. Potrebbe non dar fastidio a te, mangiatore di carne di canguro, ma vallo a dire a tutti i vegani/vegetariani del mondo.
    Concordo con Stefano, il mezzo per protestare contro questo assurdo "Don't ask, don't tell" non è stato a mio avviso il più appropriato.
    Qualcosa di più diretto non sarebbe stato male.

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